#LadyBird di #GretaGerwig con #SaoirseRonan – Recensione

 

Lady Bird è uscito nelle sale italiane il primo marzo ed ha conteso l’Oscar come miglior film a Il Mistero dell’acqua di Guillermo Del Toro, oltre ad aver vinto un Golden Globe nella categoria miglior commedia o pellicola musicale
Una pellicola indipendente che racconta una storia molto intima e quotidiana ovvero il complicato rapporto tra una figlia, Christine “Lady Bird”, assai emancipata, interpretata da Saoirse Ronan, che è sempre una festa per gli occhi e una madre, Marion, un po’ retrò, a cui presta il volto Laurie Metcalf, che ha ricevuto, insieme alla Ronan, la candidatura come miglior attrice ai Golden Globe, ai Bafta, ai Screen Actors Guild e agli Oscar proprio per il ruolo di Marion.

La storia, dicevamo, è molto semplice e, per noi, per quanto convincente, la candidatura agli Oscar come miglior film ci è parsa esagerata, d’altro canto non scordiamoci che nominano e spesso fanno vincere delle cose orrende, quindi tutto sommato non è un gran male.
Christine è una studentessa dell’ultimo anno di un liceo cattolico di Sacramento, in California e sogna di poter frequentare qualche università prestigiosa nella east coast ma la madre non vuole, madre a cui è molto legata, che però parla un po’ troppo.
Come tutte le sognatrici lei non si fa fermare da niente e nessuno, arriva persino a rubare il registro dei voti per farsi alzare la media in una materia. Vive tutte le obiezioni poste dai genitori come un tentativo di tarparle le ali.
Christine, che pretende di essere chiamata Lady Bird, ha un carattere molto forte, come le farà presente lo stesso padre, e si sente soffocare a Sacramento. Pensa che i suoi sogni siano troppo grandi per una cittadina così piccola.
Nonostante questo lei non ha ancora ben chiaro chi è e cosa farà, lo si vede anche nel rapporto con le sue amiche, in particolare Julie, la sua migliore amica, con cui ha legato molto per via del loro essere “diverse”, tuttavia in un momento di forte insicurezza, causata da una delusione amorosa, la ragazza la allontanerà per avvicinarsi a Jenna, una giovane più popolare a causa dei suoi modi spregiudicati.

Lady Bird vive appunto le sue prime esperienze, prima con un ragazzo molto dolce, Danny, incontrato durante le recite dalle suore, che sembra capirla in tutto ma che nasconde un piccolo segreto che la spiazzerà non poco e poi con Kyle, un ragazzo spregiudicato quanto Jenna, che si rivelerà anche lui molto diverso da ciò che appare.
Questa è dunque una storia di formazione, la storia di una normale ragazza di provincia che cerca di emergere dal grigiore di una vita scontata e si scontra con svariate barriere, compresa se stessa.
Christine ha bisogno di essere accettata, sogna il grande amore, sogna di poter essere al centro vivo e pulsante di dove nascono le idee che contano.
Pur non essendo originale il film funziona abbastanza e ha alcuni spunti interessanti, tipo le suore meno bigotte e più aperte di quel che sembrano o Christine che decide di andare al ballo con la sua amica Julie, allontanandosi dalla combriccola cool.

Ciò che non convince, a nostro parere, è forse la figura della madre, Laurie Metcalf è sicuramente molto brava, il problema non è lei, quanto alcune forzature, perché per noi sono tali, quando si sente tradita dalla figlia. Viceversa il padre, Larry, alla fine, è quello che convince di più dei due genitori. Un uomo buono, tenero e anche forte, capace di affrontare con coraggio una malattia dura come la depressione e persino la disoccupazione e di appoggiare la figlia nella sua voglia di seguire i suoi sogni.
Avevamo parlato prima delle suore non bigotte, soprattutto la figura di Sister Sarah che sembra comprendere più di tutti l’animo della giovane e che le dirà qualcosa che, in fine, Christine riconoscerà come reale. In realtà questa giovane ragazza non odia Sacramento, anzi la ama e vi ritornerà con la mente nel momento di maggior sconforto e di maggior smarrimento. Possiamo andare a cercare ovunque il proprio posto del mondo ma non possiamo certo dimenticare dove sono le nostre radici.

Recensione redatta da Simona Ingrassia e Silvia Azzaroli

 

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